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16 Ottobre 2025

La funzione politica della cooperazione sociale

di Marco Peruzzi

Guerre, cambiamenti climatici, migrazioni, disuguaglianze, crisi delle istituzioni internazionali e delle democrazie, stanno sempre più caratterizzando il nostro presente, irrompendo nella nostra vita ovattata, nel nostro incedere assuefatto. Distratti e distolti dalle nostre routine ci chiediamo se tutto ciò ci riguardi come persone e come organizzazioni o se invece la nostra funzione di esseri umani e di cooperative sociali sia altro, sia perché non sentiamo di poter incidere su questioni globali, sia perché riteniamo che ci debba pensare qualcun altro. In molti non riusciamo a cogliere il nesso, tra quel che accade nel mondo e quel che quotidianamente dobbiamo affrontare, eppure le cause che nel tempo hanno generato crescita della povertà, delle disuguaglianze economiche e sociali, isolamento sociale e solitudine, afferiscono al modello economico finanziario che è alla base dell’attuale policrisi*.

In questo contesto la cooperazione sociale è stretta in un’ambiguità che ne distrugge il senso: se da una parte si ritiene di rappresentare il buono, solo per il fatto di esistere e di mettere in campo una certa professionalità per rispondere alle esigenze dei servizi, dall’altra rischiamo di essere elemento strutturale dell’attuale modello economico, mettendo delle toppe alle esternalità negative che il modello produce e divenendo valvola di sfogo per l’abbattimento della spesa pubblica; in un certo senso, estremizzando, l’esistenza della cooperazione sociale, per come è pensata ed agita nella gran parte dei casi, è uno degli effetti, dei prodotti, dell’attuale modello economico, che funge, quando va bene, da ammortizzatore sociale, da assorbitore di conflitti.

Funzione gestoria Se quindi guardiamo alla funzione prevalente oggi della cooperazione sociale, la possiamo descrivere come una funzione di gestione dei servizi esternalizzati, che nel tempo ha accresciuto il proprio livello professionale e che riesce ad accogliere una parte delle persone espulse dal mercato del lavoro; l’obiettivo di questa specifica funzione è quello di gestire al meglio i servizi con scarsità di risorse o eventualmente di generare una redditività che non ne metta a rischio l’esistenza. Questa funzione non cambia le “regole del gioco” ma vi si adatta e non ha come obiettivo specifico il superamento dei bisogni di chi fruisce dei servizi.

Funzione progettuale Una funzione che potremmo definire più matura e che in alcuni casi è interpretata dalla cooperazione sociale ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni complessive della comunità di appartenenza o almeno dell’utenza dei progetti e servizi; il cuore di questa funzione è individuabile nel bisogno, nella criticità, nel problema da risolvere e di conseguenza nei risultati e negli impatti che si riesce a generare; in quest’ottica viene promosso un processo dinamico che modifica le attività e azioni in base ai risultati che vengono ottenuti, con l’obiettivo comunque del miglioramento delle prestazioni e del superamento dei bisogni non a partire dalle cause che li generano ma a partire dalla loro contingenza, dalla loro espressione.

Funzione politica Nel concept note delle Giornate di Bertinoro del 2024 si scriveva: “non basta più svolgere un’azione da “minoranza profetica”, serve il coraggio e l’ambizione di uscire dalla nicchia. Il cambiamento istituzionale diventa perciò il nuovo orizzonte per misurare la trasformazione sociale”, ovvero la cooperazione sociale deve uscire dal suo margine e deve iniziare a contribuire al cambiamento delle regole del gioco e delle politiche. Questa scelta, non è solo per ricollocarsi in una dimensione di senso, non ha solo natura “egoistica”, ma è fondamentale per provare a rimediare ai danni crescenti che la scelta opportunistica o inconsapevole dei decisori politici sta generando.

Per poter interpretare questa funzione occorre che la cooperazione sociale inizi un percorso di cambiamento culturale che permei non solo i gruppi dirigenti ma l’intera compagine sociale, un cambiamento profondo in cui andare all’origine di quel che vediamo e in cui la forma cooperativa potrà finalmente rivestire un modo nuovo con cui fare le cose. Alla luce di questa necessità il Consorzio Coeso Empoli ha deciso sia di dedicare approfondimenti mirati sugli effetti che il modello economico attuale genera, da inserire nelle prossime newsletter, sia di attivare un percorso con i soci delle proprie cooperative, affinché si crei una comunità di apprendimento. Il primo incontro sarà il 28 ottobre, con la presenza di Andrea Morniroli, cooperatore sociale e autore del libro “Non facciamo del bene - Inchiesta sul lavoro sociale tra agire politico e funzione pubblica”.

Per citare nuovamente Le Giornate di Bertinoro, “Il futuro è un prodotto “comune”, frutto della responsabilizzazione e partecipazione di tutti gli attori sociali, la cui guida e costruzione non può venire delegata a pochi”.

*Policrisi: intreccio e sovrapposizione di diverse crisi (economiche, sanitarie, climatiche, ecc.), i cui effetti sono interconnessi e amplificati

Foto di Timon Studler su Unsplash

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